Presentazione della mostra alla Galleria Al Sole
Feltre (BL) 1969
di Neri Pozza*

Il segno di De Roberto si evolve con lucida coerenza, oramai assume le forme abbreviate e concentrate dell’ideogramma. C’è, in questa raccolta, un foglio fittissimo di nudi, un gineceo immaginario dove appunto gli ideogrammi della figura umana si ammassano e diradano secondo una partitura compositiva accidentale, calcolata col duplice senso dell’affollamento dello spazio e della sua forma aperta. E’ il disegno più moderno della raccolta, e forse l’analisi della grafica di De Roberto può partire soltanto da questo caos immaginario, che partecipa della storia del nostro tempo, delle passività dell’uomo indifferenziato e spersonalizzato, e avviato al termitaio delle strumentalizzazione quotidiana. Vien voglia di domandarsi subito dov’è la “formica regina”, se è vero che governa il mondo ordinato delle sue creature col radar dei suoi odori. La formica regina è fuori da questo ordine, non ha poteri di governo ma solo quelli della rappresentazione. Ecco il fatto vero e importante, che nessun termitaio del futuro ci darà: lo storico, il poeta chiamato a rappresentare i fenomeni il De Roberto di ognuno di questi mondi affollati e frenetici del loro ordine, è li, con l’occhio puntato e la penna pronta a fissare le immagini, a stenografare le forme nella loro illusione prospettica, ad ammassare insetti cifrati, le antenne ritte e le code arricciolate. Fuor di metafora e dentro i vortici specifici del disegno che ne caratterizza lo stile, De Roberto ha acquistato nella sua visione uno spazio grafico preciso: e nel segno medesimo, nervoso e acuto, una rara proprietà di forme. E sono forme desunte dalla realtà viva, come testimoniano alcuni disegni esposti a questa mostra, dove la vedi inseguita e afferrata con mano energica e dolce, come chi la voglia possedere per quella che è, e questo significa che, come un ragazzo, De Roberto non si stanca di studiarne le forme nel mutare delle luci. Come un ragazzo: così è fatta la sua natura, e benedetta questa curiosità che lo preserva dalle facili avventure. Ma il De Roberto vero, che riesce a raccogliere i frutti dello studio, è quello del gineceo immaginario, degli ideogrammi fini sui fogli, o diradati da luci provvisorie, perché qui il vero, la realtà, il quotidiano sono fusi dal calore della fantasia.

 

*Editore, scrittore, artista e collezionista d’arte vicentino