Presentazione del catalogo della mostra “Proposta per Carlo De’ Roberto: quaranta opere dal 1933 al 1997”
Filanda Motta, Mogliano Veneto 2005
di Eugenio Manzato*

Carlo De Roberto è scomparso il 29 aprile 2003: più  volte con Ciro Perusini e altri amici avevamo tentato di indurlo a scrivere le memorie di eventi e iniziative di cui egli era stato protagonista in città’ – dalle mostre con gli artisti della “Rossignona” agli incontri con Adriano Olivetti e le esperienze del “Movimento Comunita” – cosi’ come più volte provammo a metterci con lui a a tavolino per ricostruire filologicamente il suo percorso di artista. Invano: egli non soffriva di rievocare più di tanto il passato, ed era assai più  desideroso, semmai, di mettere in mostra le cose che andava ancora producendo con un entusiasmo e una creatività  tutti giovanili. Restano ora a noi la fatica e l’impegno di ripercorrere il suo cammino di artista, ma anche quello critico attento e acuto, nonché di operatore culturale. I suoi famigliari – i nipoti, stimolati e coadiuvati dalla madre Gemma, sorella di Carlo e lucida testimone di situazione ed eventi – hanno iniziato subito dopo la scomparsa di Carlo un’opera di valorizzazione che passa attraverso la catalogazione di quanto – dipinti, disegni, incisioni, documenti, biblioteca – era rimasto nello studio e nella casa al momento della morte; stimolando quindi testimoni e studiosi, e mettendo a loro disposizione opere e archivio, a fare ricerca su Carlo De Roberto. Ad una conferenza a palazzo Bomben organizzata dall’Auser il 25 marzo 2004, è seguita la pubblicazione del libretto Carlo De Roberto, due articoli e quindici testimonianze (Treviso 2004) per iniziativa di Toni Basso, Andrea Cason e altri amici e la sponsorizzazione di Arnaldo Compiano. Viene ora questa contenuta mostra, che denuncia fin dal titolo la finalità di aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza e alla divulgazione dell’opera di De Roberto, senza la pretesa di essere la grande esposizione antologica che in tanti auspichiamo. Essa è tratta interamente dal nucleo di opere dell’artista, ora di proprietà degli eredi: pur con qualche lacuna e squilibrio – vi prevalgono dipinti a olio dell’ultimo periodo – propone opere diverse per tecnica e genere (disegni, olii, acquerelli) distribuite su un lungo arco di tempo, talché se ne ricava una pur flebile traccia del percorso di Carlo De Roberto, dal suo personale novecentismo venato di lirica dolcezza, ai caratteristici paesaggi enucleati con tratto limpido e deciso, ai gruppi di figure tendenti a geometrica astrazione degli anni finali, dove i colori costretti nel reticolo dei segni ricordavano all’amico Neri Pozza cartoni preparatorii per vetrate. È la prima esposizione dopo la sua morte: auspichiamo ne vengano altre, magari volte ad approfondire periodi, tecniche, generi, così che si giunga – quando sara’ – alla grande mostra, con un corredo nutrito di conoscenze e di approfondimenti filologici.

 

*Critico e storico dell’arte, già direttore del Museo civico di Treviso “Luigi Bailo”