Disegni di De Roberto
Presentazione della mostra personale alla Fondazione Querini Stampalia
Venezia 1972
di Giuseppe Marchiori*

Segni e macchie acquerellate, due mezzi elementari per improvvisare sulla carta immagini che alludono, come inconsce scritture dell’anima, al racconto dei fatti rimasti sospesi tra la memoria e l’oblìo, impronte da interpretare, sviluppate da un originario nucleo informale. Si può procedere cos’ dalla stesura immediata alla lenta costruzione, cioè dalla vitalità del gesto, che spesso sorprende e si esprime nello spazio cin impeto quasi aggressivo, al procedimento analitico, metodico del comporre. De Roberto è un disegnatore (e non un illustratore), che sa usare il segno e la macchia, con raffinate acutezze grafiche, riferibili a certi caratteri stilistici della pittura veneta tra le due guerre. Una tradizione di tal genere esiste, impostata sul dualismo Rossi-Semeghini: un filone appartato dell’arte italiana, al di fuori delle molte componenti classicistiche del Novecento. Ma le sfumature delle macchie acquerellate, i valori sensibili della linea, nel caso di De Roberto, fanno pensare a una sintesi che comprende valori lineari e valori tonali, in quanto il segno definisce e allude, pur tra gli aloni che sfumano, dilatandosi nello spazio bianco. L’acquarello a inchiostro, che attenua l’intensità del tono, è il mezzo più adatto alla sensibilità visiva di de roberto, che passa dal “racconto” figurativo alle prove dell’invenzione formale astratta, in una ricerca, talora con punte d’inquietudine, molto vicina al sentimento del tempo. La solitudine di De Roberto ha, per così dire, molti occhi: è rivolta alla profondità del sentire, ai fantasmi che si agitano intorno, moltiplicati dall’estro fantastico, alle cose viste con amorosa partecipazione. Così i spiega il distacco, la lontananza talora irreale di qualche annotazione rapidamente tracciata: un profilo che sfuma in un liquido chiaroscuro, in una macchia rarefatta. E’ indubbio che la personalità di De Roberto è libera da ogni complicata sovrastruttura culturale di carattere manieristico. C’è in lui fedeltà a quel tipo di visione, sommariamente descritta, e di origini ben chiare, che si determina soprattutto in un ambito figurativo e in un rapporto diretto con la realtà di un mondo semplice e intimo, scoperto intorno a sé e dentro di sé. La vocazione grafica di De Roberto si delinea entro questi limiti, ma continuamente insediata dalla tentazione della pittura.

 

*Critico d’arte